Le Cause Della Morte Di Mino Raiola: Una Grave Malattia Lo Ha Accompagnato Negli Ultimi Mesi
Dallo scorso 12 gennaio si erano diffuse notizie sulle sue precarie condizioni di salute. Tra smentite, fughe di notizie e mezze verità, Mino Raiola si è spento al San Raffaele di Milano il 30 aprile.
La prematura scomparsa di Mino Raiola ha scosso nel profondo il mondo dello sport in generale e del calcio in particolare: da più di 30 anni l'agente di origini italiane ma adottato sin da giovanissimo dall'Olanda ha imperversato nell'universo del pallone diventando il procuratore più famoso, conosciuto e potente. Amato da chiunque ne ha potuto godere l'assistenza, mal sopportato da molti per i suoi metodi spesso al limite dell'ortodossia, Mino Raiola ha comunque segnato per sempre il modo di fare calciomercato, anche se negli ultimi mesi era scomparso dai radar. Le ultime sue notizie erano state solamente collegate a problemi di salute che ne avevano delineato il cammino fino alla morte, avvenuta all'Ospedale San Raffaele di Milano, sabato 30 aprile.
Condizioni che erano state definite gravi negli ultimi giorni ma che in realtà avevano già preoccupato da inizio anno. Era proprio dallo scorso gennaio che su Raiola circolavano voci su diversi problemi che lo avevano costretto a frequentare suo malgrado più di una volta l'Ospedale San Raffaele. Dal canto suo, aveva sempre smentito, come ha fatto in ultimo, nella giornata di venerdì quando erano scoppiate le notizie sulla sua morte: "Sembra che io sia in grado di resuscitare" aveva twittato poche ore prima di cedere le armi alla malattia.
Ma qualcosa di vero c'era, purtroppo, sulle sue precarie condizioni di salute, al di là delle smentite e della ferrea volontà di mantenere un livello di privacy altissima. Qualcosa era trapelato a inizio anno quando si era sparsa la notizia, poi confermata, di un suo ricovero al San Raffaele lo scorso 12 gennaio. Nessuna nota ufficiale, qualche indiscrezione e delle voci su un problema legato ai polmoni, come avevano ribattuto agenzie tedesche e la stessa ‘Bild', che avevano parlato anche di una operazione d'urgenza e di terapia intensiva. C'era chi aveva collegato la situazione al Covid, ma alla fine tutto si rivelò una bolla di sapone attraverso la secca smentita dell'entourage attorno al procuratore: "Mino Raiola è stato sottoposto a controlli medici ordinari che hanno necessitato di anestesia. Si tratta di controlli programmati, non c’è stato nessun intervento d’urgenza", si leggeva in un tweet dall'account ufficiale.
Poi ancora il silenzio, nessuna notizia era più trapelata su come realmente stesse l'agente che nel frattempo era ritornato a casa, a Montecarlo, senza comunque rilasciare dichiarazioni sull'argomento, mantenendo una riservatezza totale. Con quanto accaduto negli ultimi giorni, di certo, le smentite hanno permesso a Raiola di poter concentrarsi sulla propria condizione senza il clamore dei media e i riflettori puntati addosso ma la realtà, purtroppo, era diversa e il suo ritorno al San Raffaele lo aveva confermato: c'era davvero qualcosa che non andava. Anche in questo caso, però, era calato il silenzio attorno a lui fino alla fuga incontrollata di notizie sulla sua presunta morte: prematura, soprattutto per lui che come suo solito aveva smentito carico di sarcasmo e ironia.
Una situazione comunque critica: ad ammetterlo era stato lo stesso Primario del San Raffaele, il professor Alberto Zangrillo che aveva in cura Raiola. "Sta combattendo, la situazione è seria". Parole che avevano spinto Zlatan Ibrahimovic a fargli visita in ospedale ed infine, la notizia più tremenda, apparsa sabato 30 aprile, che nessuno avrebbe voluto leggere, pubblicata dalla famiglia con la conferma del decesso di Raiola, in ospedale, a soli 54 anni. Quindi l'ultimo silenzio, senza diramare le reali motivazioni della morte, sulle quali sarà adesso solo la famiglia a decidere se svelare un giorno. Dettagli privati, ciò che resta è il vuoto che Raiola ha lasciato e il grande affetto di tutto il mondo del calcio che si è riversato su di lui.
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